Il Museo di Rasputin al Palazzo Yusupov

Il museo di una delle figure più influenti per la famiglia imperiale, nel luogo di San Pietroburgo dove venne assassinato nella notte tra il venerdì 16 e sabato 17 dicembre: il seminterrato del Palazzo Yusupov.
Il Museo di Rasputin al Palazzo Yusupov
Il Museo di Rasputin al Palazzo Yusupov
Il Museo del mistico religioso Rasputin nel palazzo del principe Felix Yusupov

"Sono rimasto a guardarlo a bere, aspettando che ogni momento potesse collassare. Ma continuò lentamente a sorseggiare il suo vino come un intenditore. Il suo volto non cambiò, solo di tanto in tanto mise il suo fazzoletto alla gola come se avesse qualche difficoltà a deglutire. Si alzò e fece qualche passo. Quando gli chiesi se non si sentisse bene, lui risponde: "Perché, niente, solo un solletico in gola ...Il bene di Madeira", osservò "..dammene un po' di più."


- principe Felix Yusupov, ricordando la notte che ha assassinato Rasputin.


Nel dicembre 1916, in un palazzo nobiliare di San Pietroburgo, il giovane principe Yusupov, erede della più grande fortuna in Russia e sposato con un cugino della famiglia imperiale Romanov, trascorse una notte frustrante e probabilmente terrificante, cercando disperatamente di uccidere il "quasi immortale" Rasputin.


Rasputin era un mistico religioso siberiano, che si diceva fosse dotato di poteri straordinari e che riuscisse a guarire i malati. Riuscì ad entrare nelle simpatie della famiglia dello Zar in particolare come guaritore del loro figlio Alexei che soffriva di emofilia.


Rasputin cominciò a vantarsi dei suoi legami con il Palazzo d’Inverno e ad elargire la sua protezione a stuoli di postulanti di ogni genere che accoglieva nel suo appartamento nel centro della capitale. Il suo rapporto particolarmente stretto con la Tsarina Alexandra accoppiato alla sua apparenza eccentrica e alla reputazione di un comportamento stravagante e lascivo in pubblico alimentò voci scandalose.


Si vociferava sulla sua capacità di ipnotizzare le donne e quando lo biasimavano per questo si giustificava dicendo che erano le femmine a volere la sua vicinanza e che solo attraverso il peccato si può raggiungere uno stato di grazia.


Mentre la prima guerra mondiale era in corso, il paese e il governo erano sull'orlo del collasso. A peggiorare le cose, sembrava che il caro Nicola II, già in difficoltà per l'andamento negativo del conflitto bellico e per la totale incompetenza sul campo di battaglia, prendeva consiglio da Rasputin. Si mormorava che alla base delle sconfitte ci fosse un tradimento e si alludeva alle origini tedesche dell’imperatrice. Anche Rasputin veniva incluso nel gruppo delle spie tedesche.


Alla fine del 1916, un gruppo di nobili guidati dal principe Felix Yusupov decise di prendere la situazione nelle proprie mani. Yusupov, insieme ai cospiratori: il grande duca Dmitri Pavlovich e il politico Vladimir Purishkevich invitarono Rasputin al Palazzo nobiliare sulla Moika per incontrare la giovane moglie Irina affetta da problemi di saluta, ma Irina era comodamente fuori città...


Una volta al palazzo, Rasputin fu fatto accomodare in una stanza con dolci, tè e vino. I cospiratori furono sollevati nel vedere Rasputin mandar giù diversi bicchieri di vino avvelenato. Furono tuttavia sempre più preoccupati quando il veleno sembrò non avere alcun effetto sull'uomo.


Alla fine ci sono voluti quattro pallottole e una caduta nel fiume Neva per uccidere Rasputin. La sua autopsia ha mostrato che la sua morte fu in ultima analisi causata da annegamento o ipotermia, indicando che è sopravvissuto a tutto (veleno e pallottole) tranne alla caduta finale nell'acqua gelata.


Yusupov e i suoi cospiratori non confessarono mai l'omicidio commesso. Solo tre mesi dopo la rivoluzione del febbraio, che portò all'abdicazione di Nicola II, Yusupov fuggì dal paese. Più tardi pubblicò alcune memorie che narravano della morte di Grigory Rasputin. La figlia sopravvissuta di Rasputin tentò di citare in giudizio Yusupov e Pavlovich per i danni relativi all'omicidio, ma la sua richiesta, depositata a Parigi , non ottenne successo.


Nel corso degli anni il Palazzo sulla Moika divenne un centro educativo e adesso è un museo relativamente intatto, sopravvissuto agli anni rivoluzionari e sovietici. Nella stanza del seminterrato, dove il monaco pazzo fu ucciso, le figure di cera ricreano i suoi ultimi momenti. Il resto dell'edificio mostra un teatro rococò e alcune camere elegantemente arredate.

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